LA TIROIDE E L’ETNA

La recente ripresa dell’attività del nostro vulcano con emissioni parossistiche di cenere che hanno iniziato a ricoprire le nostre città, con tutti i disagi che questo ha comportato e sta comportando, ripropone il vecchio interrogativo se ci sia un nesso tra vivere in una zona vulcanica ed ammalarsi di tiroide.

E’ stato documentato da un lavoro pubblicato qualche anno fa dall’Istituto di Endocrinologia di Catania che le persone che vivono nei pressi delle aree vulcaniche avrebbero un rischio più alto di ammalarsi di tumore della tiroide, forse anche del doppio, rispetto al resto della popolazione. E’ stato evidenziato infatti che i residenti della provincia di Catania hanno avuto una incidenza del “Carcinoma Papillifero” (che è uno degli istotipi del tumore tiroideo) doppia in un periodo di osservazione di circa 2 anni rispetto al resto della popolazione che vive nell’isola. Le osservazioni fatte in Sicilia trovano peraltro riscontro in analoghi studi eseguiti in altre aree vulcaniche del globo, quali le isole Haway, l’Islanda e le Filippine.

Come è noto tra i fattori di rischio per il carcinoma tiroideo ci sono le radiazioni ionizzanti che costituiscono uno dei fattori etiologici più documentati (l’incidente di Chernobyl ha costituito un buon modello di studio); altri fattori di rischio noti sono l’apporto di iodio nella popolazione (che sposta i rapporti carcinoma papillare/follicolare), il sesso femminile (3-4 volte più frequente nelle donne) e l’età.

Piazzza Duomo di Giarre, 7 marzo 2021

Per spiegare l’elevata incidenza in ambiente vulcanico non è stata ancora individuato il veicolo di contaminazione che potrebbe essere l’acqua, l’atmosfera, il suolo o il cibo. L’acqua sembra essere uno dei veicoli maggiormente indiziati.

Catania e provincia ricevono acqua per ¾ proveniente dal sistema acquifero dell’Etna; l’acqua quindi durante passaggio nella roccia vulcanica reagendo con la CO2 diventa acida e ciò potrebbe favorire il rilascio di vari elementi chimici (inclusi metalli pesanti). In effetti alcuni studi hanno dimostrato elevate concentrazioni nell’acqua da sorgenti etnee di alcuni elementi (come HCO3-, SO4, Ca, F, Cl, Mg, B, Mn, Fe, V, Mo, Pd e W) che potrebbero favorire a lungo termine l’insorgenza del tumore tiroideo attraverso la loro genotossicità e/o induzione di stress ossidativo, inibizione della riparazione del DNA, etc. Ulteriori studi di tipo biologico e molecolare sono però necessari per valutare la capacità di queste sostanze di influenzare la funzione della tiroide, la proliferazione e l’effetto mutageno.

E’ bene ricordare che comunque l’unica associazione nota tra area vulcanica e malattie della tiroide riguarda il carcinoma papillifero della tiroide. Sono escluse tutte le altre patologie funzionali, quindi tutte le cause che determinano ipo o ipertiroidismo (tiroidite di Hashimoto, M. di Basedow, etc).La possibile associazione tra ambiente vulcanico e carcinoma tiroideo potrebbe essere un motivo in più per eseguire uno screening ecografico soprattutto per i familiari di soggetti con patologia nodulare già nota, che vivono nel comprensorio etneo.